FILTRO ND: dilata il tempo

Diverse gradazioni per un effetto più o meno marcato.

FILTRI FOTOGRAFICI

Giovanni Corona

1/31/20233 min read

Ciao! Come tu ben sai ormai sono oltre 5 anni che mi occupo giornalmente di filtri fotografici, sia con i normali utilizzi sia con dei test appositi che i brand mi richiedono (oltre al fatto di averne disegnato uno che alcuni di voi conoscono: il GND Balancer). In particolare volevo farti vedere come si comportano varie gradazioni di filtro ND tenendo (quasi tutti) gli stessi parametri di esposizione ed avendo (più o meno) un quantitativo di luce naturale costante.

Facciamo un passo indietro: a cosa serve un filtro ND? Un filtro ND (Neutral Density) è un filtro, come dice il nome, a densità oscurante "neutra" (non entro in merito ma generalizzo: dovrebbe essere senza dominanti ma in realtà non esiste filtro ND al mondo che sia davvero 100% neutrale) il cui scopo è quello di impedire il passaggio di un certo quantitativo di luce (misurato in "stop") permettendo così di poter esporre la scena a seconda dei parametri ƒ/n giusti.
Ebbene si, è questo il vero scopo del filtro fotografico: evitare d'innescare quanto più possibile il fenomeno ottico esponenziale della diffrazione (peraltro sempre e comunque presente).


Quindi se abbiamo una forte luce che ci compromette la riuscita dello scatto e non riusciamo a controllare la situazione con l'accoppiata ƒ/n e tempo di scatto la soluzione è il filtro ottico ND.
Premesso che, in questa fascia, possiamo far rientrare anche il polarizzatore poiché solitamente pari ad un filtro ND 2 (1 stop) possiamo passare allo step successivo ossia: come sfruttare questa caratteristica dei filtri ND?

Ed ecco che qui viene fuori l'impiego popolare di qualsiasi tipo di filtro: allungare i tempi di esposizione per diversi scopi... creare l'effetto seta nell'acqua, l'effetto mosso su parti ben precise della foto o su particolari soggetti della scena che si andrà a fotografare, arrivare perfino ad eliminare ed escludere dalla foto alcuni elementi di disturbo "mobili" che non emanano o riflettono luce in quantità considerevole.

Quale filtro ND scegliere? Non è mai semplice sia perché ne esistono una marea sia perché ci si è sempre standardizzati su particolari momenti su cui impiegarli e quindi siamo portati a pensare che un ND16 stops (65.000) per esempio sia uno spreco di tempo e soldi, tuttavia può essere molto utile sia per alcuni impieghi sia per particolari orari in cui la luce è veramente forte e dura.

In questo caso rimarrò, comunque, sulla rappresentazione standard tanto per iniziare a darti un punto di riferimento e tirare fuori delle conclusioni ad oc.

Siamo al Golfo della Mezzaluna, sud Sardegna, un bel posto tranquillo in una giornata nuvolosa con il sole ancora alto. Tutti gli scatti sono stati fatti PRE golden hour.
Per tutti gli scatti ho utilizzato gli stessi valori di ISO ed ƒ/n e sono andato semplicemente a variare il tempo di esposizione. Tengo a precisare che nessuna delle foto presenta delle parti bruciate ma rasentano gli estremi dell'istogramma, con picchi considerevoli specialmente su ombre (zone chiuse) ed alteluci (zone molto chiare). Lievi variazioni di colore sono dovute al sole che faceva sempre più capolino.

Le foto sono da leggere da SX (la prima SENZA filtro), proseguendo per: CPL - CPL/ND8 - CPL/ND16 - CPL/ND64 - CPL/ND1000 - ND 4000 ed infine ND 65000 tutti della H&Y Filters

Ora che abbiamo una visione d'insieme possiamo passare all'analisi dei vari aspetti dell'immagine: dal momento che abbiamo usato un determinato filtro e siamo andati a "dilatare" il tempo di esposizione e, quindi, a modificare tutto ciò che si muove nella scena, cosa distinguiamo passo dopo passo? Quali sono gli elementi su cui l'utilizzo del filtro (e quindi NON il filtro ma la conseguenza dell'utilizzo di esso: la dilatazione del tempo) va ad influire di più?

Sicuramente più un qualsiasi corpo si muove velocemente più questo viene mosso in foto, a prescindere dall'utilizzo dei filtri. Se in queste situazioni consideriamo l'utilizzo del filtro ND automaticamente sapremo che:

più gli elementi sono veloci nella scena più verranno mossi. Se questi si muovono ma poi tornano in un punto determinato, qualsiasi esso sia, potremmo ottenere una sorta di effetto fantasma. Se questi elementi si muovono in maniera veloce ed escono di scena (fuori dal fotogramma), a seconda del tempo e del filtro utilizzato potremmo non cogliere più nessuna presenza di essi.

Detto questo e guardando le immagini vedremo che: il primo elemento che subisce un'alterazione visiva è sicuramente l'acqua! Dal rivolo, passando per la risacca, le onde spalmate fino ad un vero e proprio effetto seta e, continuando, quasi il mare si trasforma in un lago diminuendo perfino l'effetto di presenza della schiuma. Questa risultante può essere caratterizzata anche dalla velocità del moto ondoso.
Per il moto nuvoloso il tutto procede ma in maniera più lenta: seppur in movimento questo risulta essere più lento dell'acqua e, perciò, gli effetti dell'utilizzo del filtro sono meno evidenti se il suo fattore oscurante è basso (sufficienti per un mosso sull'acqua ma non abbastanza da creare un mosso interessante per le nuvole). Questo aspetto può essere influenzato dal vento.
Infine, in foto, c'è un'altra caratteristica che varia e non poco ed è fondamentale! Quale? LA LUCE! Difatti essa determina non solo le aree sviluppate ma anche le aree occupate dalle ombre! Maggiore è il tempo di esposizione = maggiore è la morbidezza sulle ombre poiché esse sono caratterizzate dalla posizione della luce sulla scena.

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